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CAMBIO D'ABITO 2

Aggiornamento: 1 set 2022

Come fare?




Dopo avere visto cosa c’è dietro alla moda e ai nostri acquisti in Cambio d’abito 1 (che ti consiglio di leggere prima), VivereV ti aiuterà ora nelle scelte, a come orientarti e quali realtà alternative, etiche, sostenibili e cruelty free puoi trovare in commercio. Giusto qualche esempio che potrà essere utile come punto di partenza.


I brand italiani impegnati seriamente nel campo della sostenibilità non sono pochi, ma ne puoi trovare anche esteri.


Giulia Torelli, influencer e closet organizer (organizzatrice d’armadi…) e Silvia Stella designer di tessuti e superfici e divulgatrice nel mondo del sostenibile, hanno redatto una lista che comprende 76 marchi che producono capi sostenibili di ogni genere.

C’è chi fa borse e abiti utilizzando scarti alimentari, rimanenze di magazzino e tessuti vintage; chi crea borse, zaini, cinture, ecc. dalle gomme delle biciclette; chi modifica jeans vintage per dare loro una nuova vita con tagli moderni o chi ne produce in modo sostenibile e non tossico; chi produce seta cruelty free (seta Ahimsa) e chi cachemire vegetale (Lenpur) dal legno di abete bianco and so on…


Nella maggior parte dei casi la filiera produttiva è interamente italiana.


Ricordati sempre che molte aziende, da un po’ di anni a questa parte, stanno sfruttando la “moda” (gioco di parole voluto…) della sostenibilità senza esserlo veramente (il Greenwashing!!!).


Certamente per un consumatore non è facile trovare abbigliamento ed accessori ecologici, etici, sostenibili e cruelty free nei negozi e distinguerli da quelli che non lo sono.

Per questo ti ricordo, inoltre, quanto detto in Cambio d'abito 1: cercare capi corredati dalle certificazioni (di sotto riportate) e che spesso una sola certificazione non basta per definire un prodotto sostenibile: dichiarare che è ecologica non significa che sia prodotta anche in modo etico per le persone e gli animali e sostenibile per il Pianeta.

Quindi attenzione! Molte etichette vengono applicate alla fibra ma non al prodotto!!!

Partire da un materiale ecologico certificato è la scelta più semplice per un Brand di Moda sostenibile.

Diffida perciò di chi spaccia per ecologico un capo o un tessuto non certificato: non avrà proprio nulla di sostenibile.


Iniziamo intanto con il conoscere le fibre che, fondamentalmente, si dividono in tre tipi:


NATURALI: composte solo da materie prime o di origine animale come lana, seta, ecc. o di origine vegetale come cotone, canapa, lino…

ARTIFICIALI: composte da fibre naturali cellulosiche o proteiche, unite chimicamente a sostanze sintetiche come viscosa, modal, lyocell, bamboo...

SINTETICHE: composte da materie prime derivate dal petrolio e legate a solventi o altri materiali sintetici per creare microfibre come nylon, poliestere...



Si può anche dire che – quasi – tutte queste fibre possono essere considerate ecologiche, sempre a patto che abbiano le debite certificazioni. E mi chiederai perché, se sono prodotte dal petrolio.

Ecco fatto: le fibre sintetiche nate dal riciclo di risorse - come la plastica - possono anche avere un impatto ambientale inferiore rispetto al cotone comune che - ricordiamolo - necessita di troppe risorse, come grandi quantità d’acqua e suolo, pesticidi, inquinamento di acque, suolo ed aria (CO2) e vive sullo sfruttamento del lavoro, anche minorile.

Ci sono studi scientifici che sostengono che l’impatto delle fibre sintetiche riciclate sia addirittura inferiore rispetto a quelle naturali di origine biologica.

Anche per la viscosa vale lo stesso discorso: viene prodotta in modo più sostenibile rispetto al vecchio Rayon, ed estratta da materie prime naturali come polpa di legno, agrumi, caseina*, bamboo, mais, etc. (*occhio! per i vegani: non è adatta).


Il problema delle pellicce



Certamente le pellicce di vero pelo sono totalmente biodegradabili, hanno una vita più lunga e, per questo, si prestano al riuso e al mercato del vintage. Ma hanno alle spalle grande inquinamento da CO2 e da materiali tossici per la concia, spreco di risorse e la strage di milioni di animali (vedi Piacevoli morbidezze). Quindi non ci siamo.

Le pellicce sintetiche sono prodotte con microfibre ed acrilico, perciò sono molto inquinanti e difficili da smaltire. Oltretutto vengono spesso riproposte nella fast fashion aumentandone così il quantitativo. Dal punto di vista della sostenibilità e dell’inquinamento perciò, anche in questo caso, non ci siamo.

Conclusione: evita tutti i tipi di pellicce e cerca materiali che, pur nell’eleganza, possano essere sostenibili da tutti i punti di vista.


Valutare la sostenibilità di un prodotto tessile è molto complesso perché è assolutamente connesso con aspetti sociali, tecnologici, politici, ambientali e animalisti.

Potrà essere utile la lettura di questo articolo: Life Cycle Assessment.


Acquistare online ci porta spesso a comprare maggiormente senza controllo più di quanto abbiamo realmente bisogno. E’ importante perciò valutare bene se ciò che si sta acquistando ci è davvero necessario.

Un inconveniente è che si crea tanta merce invenduta per via dei resi: spesso gli articoli non possono essere rivenduti perchè indossati e, a volte, danneggiati. Ciò significa che vanno a finire in discarica aumentando i rifiuti ed inquinando.

Inoltre, lo shopping online non è proprio la scelta giusta per l’ambiente: vedi trasporto delle merci ed emissioni di CO2.

Tuttavia, ci sono molti siti che ti daranno la sicurezza di comprare in modo etico e sostenibile a differenza di ciò che si trova nei negozi, se non certificato.


Ma vediamo adesso qualche esempio utile di aziende e realtà che lavorano nelle direzioni che ci interessano.



-Alessandra Impalli: produce giacche, gonne, maglie, borse, accessori, bigiotteria, cuscini, quaderni…con vasta scelta. E’ sostenibile, cruelty free, made in Italy e solidale (porta avanti progetti per l’integrazione). Al suo interno diversi stili, compresa una linea trasformabile (accessori che cambiano forma).

-All Good Things Handmade: è un brand italiano che produce borse ed accessori fatti a mano. Assolutamente vegan e cruelty free.

-Art and seams: è un’azienda spagnola di abbigliamento donna/uomo che vende articoli solo con tessuti certificati ecologici. Riduce i rifiuti che genera e promuove valori di responsabilità attraverso workshop, formazione e con i suoi social network.

È un marchio etico: produce abbigliamento locale conoscendo le persone che cuciono e pagando il giusto prezzo per ogni capo.

È un marchio vegano e rispettoso degli esseri viventi e utilizza materiali da agricoltura biologica, o riciclati.

-CasaGIN: abbigliamento made in Italy per donna: intimo, sportivo, costumi – abbigliamento per uomo: tshirt, pantaloncini, calze, joggings, slip, tanga e perizomi.

Utilizza materiali ecosostenibili/ecocompatibili, basandosi sull’economia circolare.

Produce energia autonomamente (pannelli fotovoltaici).

Certificazioni FSC, BLUE-SIGN, OEKO-TEX, GRS, GOTS, REACH.

-Cingomma: produce scarpe, cinture (anche belle e originali), portafogli, portachiavi, borse (particolari), t-shirt, e complementi d’ arredo utilizzando ruote di biciclette.

I lavoratori sono tutelati, gli artigiani sono italiani e creano a mano.

Una sua politica è quella di non vendere online se nelle vicinanze c’è un suo punto vendita.

-Defeua: genovese!!! Abbigliamento uomo: tshirt e felpe – donna: tshirt, abitini, felpe – bambino: tshirt. Borse e zaini.

Pieno rispetto ambientale e sociale.

Utilizza materiali ecologici ed etici certificati GOTS, OEKO-TEX, OCS, GRS, FAIR WEAR FOUNDATION, PETA (vegan), CARBON TRUST.

Questo marchio supporta il progetto ecoFashion, un motore di ricerca gratuito per trovare marchi di moda sostenibile.

-Eatsy: è un sito che vende articoli fatti a mano, senza sfruttare i lavoratori, sostiene le piccole aziende, controbilancia le sue emissioni di anidride carbonica, salvaguarda le foreste, finanzia la produzione di energia pulita, eolica e solare, sviluppa metodi ecosostenibili di produzione.

Per ogni acquisto su Eatsy, l’azienda finanzia un’iniziativa per riequilibrare l’impatto sull’ambiente.

E’ possibile inviare messaggi per richieste personalizzate prima di un acquisto. Ad esempio chiedere di evitare packaging non sostenibili ed utilizzare materiali per la spedizione ecologici/riciclati/riciclabili al posto della plastica.

-Ecodream: realizza borse, zaini, accessori, portafogli con prodotti riciclabili, ecosostenibili, made in Italy e artigianali. Per i vegani c’è solo una linea di prodotti perchè lavorano anche cuoio.

-Eco fashion labels (vedi sopra): abbigliamento donna: vestiti, gonne, camicie, top, scarpe, borse, accessori, biancheria intima, bigiotteria, un po’ di tutto – abbigliamento uomo: idem.

Ha più di 90 brand - quindi la scelta è ampia - che lavorano con materiali biologici, riciclati, vegan, equo sostenibili, etici con certificazioni ecologiche.

Ha un progetto di riforestazione: per ogni ordine viene piantato un albero.

-Friendly Shop: dal 2018 è il primo negozio in Italia (online e fisico) specializzato in prodotti sostenibili, etici e zero waste (vedi), altamente raccomandabile.

Oltre a vendere abbigliamento puoi trovare di tutto.

Vengono cercate aziende produttrici che condividano gli stessi valori, possibilmente piccole, in modo da garantire trasparenza su ciò che viene utilizzato, su come viene prodotto e sul trattamento dei lavoratori.

Vengono scelte quelle che hanno progetti rivolti all’etica, allo smaltimento, al packaging (rigorosamente non di plastica ma di materiali riciclabili/compostabili).

Prima di mettere in vendita un prodotto questo viene verificato e, se non ha i requisiti, non viene messo in commercio.

Gli ingredienti dei cosmetici sono naturali, sicuri, non testati su animali e non dannosi per l’ambiente, mentre i materiali degli altri oggetti sono garantiti durevoli e resistenti, riutilizzabili, riciclabili e privi di sostanze dannose alla salute o all’ambiente.

Una parte delle scatole viene recuperata dai negozi o dai punti di raccolta del cartone, le altre sono in carta riciclata e realizzate con dimensioni predefinite per un carico ottimale sui camion, al fine di ridurre i trasporti e quindi le emissioni di CO2.

Gli imballi sono di recupero: vengono riutilizzati quelli che arrivano all’azienda insieme alla merce; quando non sono più disponibili viene utilizzata carta riciclata.

Addirittura le sigillature sono fatte con scotch di carta compostabile.

-Gianni Dalla Mora: azienda veneta che produce scarpe vegan.

Nel nel 2014 ha creato Womsh, un’azienda di calzature sostenibili, attenta all'ambiente, ai lavoratori e agli animali. Womsh significa word of mounth shoes (scarpe passaparola) con l'intento di creare una community che si appassionasse alla marca e ne condividesse i valori.

Quest’azienda fornisce le informazioni sulla sostenibilità con il sistema di tracciamento della blockchain.

Le scarpe vegan sono prodotte con l’apple skin, un materiale ricavato da bucce e torsoli delle mele biologiche scartati durante la lavorazione industriale.

-Mafric sartoria sociale: a Milano, in un ex locale notturno, è nato questo progetto ad economia circolare che dà lavoro a donne e uomini immigrati e collabora con associazioni di volontariato impegnate nei paesi africani. I vestiti sono belli e i tessuti tutti naturali e, a volte, recuperati da altri capi.

-Malìa Lab: si tratta di un vero e proprio atelier per donna di abbigliamento sostenibile e artigianale.

Il capo viene realizzato al momento dell’ordine per le piccole modifiche, ma si può acquistare in taglia o chiedere personalizzazioni (vestiti, maglie, pantaloni, gonne, accessori).

Per i vegani: qualcosa è realizzato in seta e lana.

E’ un brand caro, più di lusso e di alta qualità per chi cerca maggiore eleganza e ricercatezza.

-Marisé Perusia: abbigliamento donna: vestiti, pantaloni, gonne, camicie, maglie.

Le linee sono essenziali e semplici, carine, fini ma care.

Utilizza fibre sostenibili a basso impatto ambientale e tessuti certificati.

Per i vegani: la seta è Ahimsa e produce Lenpur (il cachemire vegetale dalla polpa di legno di abete bianco).

-Matt & Nat: di Montreal. Articoli donna/uomo: borse, scarpe, stivali, occhiali sole, cappelli, zaini, valigette, portacellulari, accessori (tanti articoli e tanta scelta).

Non utilizza pelle e altri materiali animali.

Ha oltre 800 boutique in Canada, USA, Inghilterra, Giappone, Germania, Australia.

Un po’ caruccio.

-Noah Shop: calzature vegan di ogni tipo per donna, uomo e bambino ma anche borse e accessori.

Attenzione all’ambiente, agli animali, alla salute e alle condizioni di lavoro.

Il materiale principale utilizzato è la microfibra molto simile alla pelle, resistente, traspirante, ipoallergenica e idrorepellente, ma vengono usati anche la micronappa facile da pulire, morbida e resistente all’acqua; il microsuede molto simile alla pelle scamosciata senza che tema l’acqua; il cotone e il lino biologici, coltivati senza uso di OGM, pesticidi e fertilizzanti minerali (le scarpe sono totalmente biodegradabili); il caucciù coltivato in modo sostenibile; gomme naturali e materiali riciclati; legno di faggio per le suole degli zoccoli; bambù e cedro per i tendiscarpe; sughero.

Le colle utilizzate sono a base di acqua e senza componenti animali.

-Organic basics: azienda danese che vende articoli per donna: intimo, costumi da bagno, tshirt, camicie, tute, abiti, calze, berretti, sciarpe, guanti, felpe, vestiti e per uomo: intimo, calze, camicie, tute, maglie, jeans.

I suoi prodotti sono sostenibili, ha molta attenzione ai lavoratori, il suo sito è a basso impatto ambientale (riduce il trasferimento fino al 70% rispetto ad un sito normale) .

Possiede stabilimenti anche in Italia. I prezzi sono medi.

-Par.Co Denim: azienda di Bergamo che produce jeans da uomo e donna senza utilizzo di sostanze chimiche.

Ha in atto pratiche etiche e sostenibili per le quali ha vinto il premio di massima valutazione del Progetto Animal Free di LAV.

Filiera corta: i prodotti provengono da piccoli artigiani e aziende locali ad una distanza massima di 35 km. Certificazione GOTS.

-Pixie mood: zaini, borse, accessori.

Prodotti cruelty free approvati da PETA, attenzione ai lavoratori, materiali vegan, imballaggi biodegradabili, materiali sostenibili.

-Reformation: è tra i brand di moda ecosostenibili più hot al mondo.

I diritti dei lavoratori sono garantiti e i tessuti sono privi di sostanze nocive. Garanzia di trasparenza sulla filiera di produzione.

Vengono utilizzati tessuti provenienti da produttori che coltivano gli alberi in modo sostenibile senza danneggiare le zone verdi in via di estinzione.

-R3unite: questa nuova realtà cerca di mettere insieme innovazione, sostenibilità e marketing. Produce abbigliamento maschile di cotone e seta biologici, ricavati da semi e senza uso di pesticidi né altri inquinanti. Il 20% dei ricavi viene destinato a progetti sociali o ambientali. Iniziative: raccogliere fondi per piantare 30.000 alberi in Etiopia e rimuovere 6,5 tonnellate di plastica dal Mediterraneo.

-Stella McCartney: è una stilista da sempre attenta all’ambiente e agli animali. La sua è un tipo di moda etica e slow.

Viene molto utilizzato il cotone biologico, l’Econyl - un nylon proveniente dal riciclo di plastica e reti da pesca - e un materiale preveniente da foreste certificate, simile al Tencel (tessuto ecologico prodotto da alberi di eucalipto, dei quali viene impiegata la polpa di legno).

-Vegan shoes: scarpe ecologiche, provenienti da filiera controllata, certificate animal-free, rispettose degli animali e dell'ambiente.

Sono calzature eco friendly e anallergiche, senza pelle e senza cromo, realizzate con materiali naturali e innovativi, riciclati e riciclabili. Anche tutti i collanti utilizzati sono certificati vegan.

Attenzione agli sprechi con recupero di materiali, al made in Italy e al packaging privo di plastica.

Progetti di riforestazione e tutela ambientale.



Seconda mano e vintage

Certamente anche gli abiti vintage hanno il loro impatto sull’ambiente ma sicuramente è minore rispetto alla produzione di nuovi capi. Ecco qualche esempio:


- Greenchic: con questo sito puoi svuotare il tuo armadio prenotando il ritiro.

Quando i capi arrivano all’azienda vengono fotografati, pagati all’utente e messi online. In pratica il suo mercato è alimentato esclusivamente dagli stessi clienti che scambiano abbigliamento tra loro.

Greenchic è una società benefit, (in base al suo statuto e al suo bilancio viene valutata per l’impatto sociale e ambientale e per il perseguimento di un beneficio comune).

Il 99% dei capi viene riutilizzato tramite beneficenza, upcycling (utilizzo di materiali di scarto, destinati ad essere gettati, per creare nuovi oggetti dal valore maggiore del materiale originale) e riparazioni sartoriali.

La piattaforma compra i capi del cliente pagandoli con un controvalore (delle “stelline”) e, se necessario, con una piccola aggiunta in euro.

Il packaging è sostenibile e senza collanti e i partner della logistica investono nella flotta a zero emissioni.

Una parte di vestiti non è ricommercializzabile ma, con correzioni di una sartoria sociale (che reintegra persone nel mondo del lavoro), i capi possono essere di nuovo immessi nel mercato.

-Kilos: negozio di Torino di abbigliamento al kg. Questo negozio ha aperto nel 2013 e vende abbigliamento second hand ma in un modo particolare.

Ci sono sia capi a prezzo fisso che venduti in base al proprio peso: hanno quindi un prezzo al kg. Ma questo prezzo varia ogni giorno in base agli arrivi, oscillando da un minimo di 19 al a un massimo di 34 euro al chilo.

Anche per l’allestimento del negozio (realizzato da loro) sono stati scelti materiali riciclati ed è stato arricchito con oggetti provenienti da svariati mercatini.


-Altri siti dell’usato: Depop, Vinted, Micolet.



LE CERTIFICAZIONI DI CUI TENERE CONTO NEGLI ACQUISTI



BLUE-SIGN: Sistema di certificazione che fornisce soluzioni ambientali per industrie della moda e marchi per motivare fornitori, produttori e brand di moda a ridurre l’impronta ambientale dei tessuti, con particolare attenzione alle sostanze chimiche utilizzate.

Bluesign monitora i progressi delle aziende e garantisce il continuo sviluppo di soluzioni. Le sostanze e le materie prime applicate vengono verificate prima del loro utilizzo in una catena di produzione. In pratica, invece di testare i prodotti finiti, il sistema Bluesign viene applicato prima della produzione. Ciò significa, che fornitori, produttori, rivenditori, marchi di moda, devono essere sottoposti a rigorosi test per verificare la conformità ai criteri Bluesign.

Questo sistema innovativo riduce l’impatto ambientale sull’intera filiera tessile.


CARBON TRUST: associazione non a scopo di lucro per aiutare le Organizzazioni a ridurre il loro impatto in termini di carbonio in atmosfera, migliorando l'efficienza energetica, la gestione delle proprie emissioni di gas ad effetto serra e sviluppando tecnologie a basso impatto. La missione dichiarata è di accelerare il passaggio ad una economia a basso impatto di emissioni. Il Carbon Trust reinveste i profitti derivanti dall'attività commerciale nella propria missione.

Aiuta aziende ed organizzazioni a ridurre le loro emissioni di carbonio fornendo supporto e consigli di specialisti.

Finanzia una serie di fondi di prestito – inclusi prestiti ad interessi zero per le piccole e medie imprese - per attrezzature ad alta efficienza energetica.


FAIRTRADE: indica in tutto il mondo il marchio di certificazione etica attraverso un sistema di certificazione internazionale e garantisce che i prodotti con questo marchio siano stati prodotti nel rispetto dei diritti di produttori e lavoratori in Asia, Africa, America Latina e che siano stati acquistati secondo i criteri del Commercio Equo e Solidale.

Attenzione! Fair Trade (staccato) è la traduzione di “commercio equo” ma non indica affatto la certificazione terza e indipendente simboleggiata dal marchio FAIRTRADE.


FAIR WEAR FOUNDATION: si occupa principalmente dell’aspetto sociale della produzione tessile. Lavora con industrie, aziende, marchi di moda, associazioni di volontariato e grandi influencer, per migliorare le condizioni lavorative nei paesi poco sviluppati, quelli in cui vengono realizzati la maggior parte dei nostri vestiti. Promuove la moda etica abbracciando anche alcuni valori del commercio equo solidale dettati da certificazioni come FairTrade.

Alla base delle collaborazioni con le aziende c’è quello che chiamano il codice delle pratiche di lavoro. Questo codice etico è costituito da 8 standard derivati dalle convenzioni dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro e dalla Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti umani.

Fair Wear Foundation si concentra in particolare sui processi di cucito, taglio e filatura, le parti più impegnative della catena di produzione, quelle che tutt’oggi vengono svolte manualmente.

Si tratta però di un’auto-certificazione, per cui è molto facile per le aziende aggirare queste regole.

Resta comunque una valida alternativa per l’acquisto di prodotti provenienti fuori dall’Unione Europea, soprattutto grazie a questi Standard:

- I lavoratori abbiano liberamente scelto l’impiego;

- Non vi sia alcuna discriminazione sul lavoro;

- Non venga sfruttato il lavoro minorile;

- Vi sia libertà di associazione a fini sindacali;

- Vengano corrisposte retribuzioni eque;

- Gli orari di lavoro siano sostenibili;

- Le condizioni di lavoro siano sicure e salutari;

- I contratti di lavoro siano legali e diano certezze al lavoratore.

Nei paesi dove la manodopera è a basso costo aiuta i lavoratori come un sindacato, trattando con i marchi o con le aziende e cercando soluzioni per migliorare le condizioni di lavoro all’interno dell’azienda.


FSC: Forest Stewardship Council. E’ una certificazione internazionale, indipendente e senza scopo di lucro, specifica per il settore forestale e tutti i prodotti derivati da foreste. Garantisce la corretta gestione forestale e la tracciabilità dei prodotti derivati e che il prodotto è stato realizzato con materie prime provenienti da foreste correttamente gestite secondo i principi dei due principali standard: gestione forestale e catena di custodia.


GOTS: Global Organic Textile Standard. E’ promosso dalle principali organizzazioni internazionali leader nell’agricoltura biologica per garantire lo sviluppo responsabile e sostenibile nel settore tessile. Consente, a chi produce e vende prodotti tessili biologici, di avere a disposizione una certificazione accettata in tutti i principali mercati. Il GOTS prevede il rilascio di una dichiarazione ambientale verificata da parte terza che attesta: il contenuto di fibre naturali da agricoltura biologica dei prodotti - sia intermedi che finiti - il mantenimento della tracciabilità lungo l’intero processo produttivo, le restrizioni nell’uso dei prodotti chimici ed il rispetto di criteri ambientali e sociali in tutte le fasi della filiera produttiva: dalla raccolta in campo delle fibre naturali alle sucessive fasi manifatturiere, fino all’etichettatura del prodotto finito. Possono essere certificati in base al GOTS prodotti tessili, attività manifatturiere e prodotti chimici per l’industria tessile.

Garantisce: che i prodotti contengano almeno il 70% di fibre da agricoltura biologica; che le attività manifatturiere – come tintura e stampa – siano fornite da operatori che abbiano adottato modelli e procedure conformi ai requisiti; che i prodotti chimici utilizzati siano anch’essi conformi ai requisiti, tramite valutazione basata su verifiche tossicologiche ed ecotossicologiche.


GRS: Global Recycle Standard. Promosso da Textile Exchange, una delle più importanti organizzazioni no-profit internazionali per lo sviluppo responsabile e sostenibile nel settore tessile. Lo standard riconosce l’importanza del riciclo per la crescita di un modello di produzione e consumo sostenibile, con l’obiettivo di favorire la riduzione del consumo di risorse (materie prime vergini, acqua ed energia) ed aumentare la qualità dei prodotti riciclati.

Prevede il rilascio di una dichiarazione ambientale verificata da parte terza che assicura il contenuto di materiali da riciclo dei loro prodotti, sia intermedi che finiti, il mantenimento della tracciabilità lungo l’intero processo produttivo, le restrizioni nell’uso dei prodotti chimici ed il rispetto di criteri ambientali e sociali in tutte le fasi della filiera produttiva dal riciclo dei materiali, alle successive fasi manifatturiere, fino all’etichettatura del prodotto finito. Le fasi che non rientrano nella certificazione sono: raccolta dei rifiuti, cernita, selezione e raggruppamento. Possono essere certificati in base al GRS i prodotti e le attività manifatturiere.

Garantisce: prodotti contenenti almeno il 20% di materiale da riciclo pre-consumo e post-consumo e attività dei processi manifatturieri conformi ai requisiti.


OCS: Organic Content Standard. Promosso a livello internazionale da Textile Exchange anch'essa è una delle più importanti organizzazioni no-profit internazionali per lo sviluppo responsabile e sostenibile nel settore tessile. Prevede il rilascio di una dichiarazione ambientale verificata da parte terza che assicura il contenuto di fibre naturali da agricoltura biologica nei prodotti tessili, sia intermedi che finiti e il mantenimento della tracciabilità lungo l’intero processo produttivo.

Non rientrano nelle finalità dello standard, quindi non sono oggetto di verifica, i requisiti qualitativi e le caratteristiche di sicurezza del materiale, performance ambientali, impatti associati ai processi produttivi ed i criteri sociali.

Garantisce: prodotti contenenti almeno il 5% di fibre di origine biologica e attività e processi manifatturieri conformi ai requisiti.


OEKO-TEX: standard unico di certificazione e controllo nel settore delle materie prime tessili, dei semilavorati e dei prodotti finiti, che contrassegna i prodotti che non presentano rischi per la salute dei consumatori.

E’ un marchio registrato, di proprietà dell’Associazione Internazionale per la Ricerca e il Controllo nel Settore dell’Ecologia Tessile, costituita spontaneamente da numerosi istituti e laboratori di ricerca, di tutto il mondo.

Per ottenere la certificazione devono essere effettuati numerosi test sui prodotti - condotti da istituti partner OEKO-TEX indipendenti - per verificare la presenza di eventuali sostanze nocive.

Ai prodotti che superano il test viene rilasciata la certificazione e deve essere applicata un’etichetta su cui verrà anche inserito un numero di serie ed il nome dell’istituto che ha effettuato i test di laboratorio.

La certificazione più conosciuta è Standard 100 di OEKO-TEX utilizzata sui tessuti testati per le sostanze nocive. Se un prodotto riporta questa etichetta, vuol dire che ogni singolo filo, bottone, cerniera, stampa e rivestimento applicato al materiale di quell’articolo è stato testato e che pertanto il prodotto è innocuo.

La certificazione OEKO-TEX Made In Green inoltre viene utilizzata per identificare i prodotti tessili prodotti in condizioni sostenibili e socialmente responsabili.


PETA: La certificazione PETA Cruelty-free and Vegan attesta che i prodotti su cui viene apposto il marchio non contengono in alcun modo elementi di origine animale e che non sono stati testati su animali. Non solo per i prodotti finiti, ma anche riguardo a tutti i singoli ingredienti.


REACH: normativa integrata per la registrazione, valutazione e autorizzazione delle sostanze chimiche, che mira ad assicurare un maggiore livello di protezione della salute umana e dell'ambiente, aspirando al contempo a mantenere e rafforzare la competitività e le capacità innovative dell’industria chimica europea (Regolamento CE n. 1907/2006).

Attraverso il REACH sarà possibile ottenere maggiori e più complete informazioni su: proprietà pericolose dei prodotti manipolati; rischi connessi all’esposizione; misure di sicurezza da applicare.

Il regolamento riguarda la fabbricazione, l'importazione, l'immissione sul mercato e l'uso di tutte le sostanze chimiche in quanto tali e in quanto componenti di miscele e articoli. Si tratta, quindi, non solo di quelle utilizzate nei processi industriali, ma anche di quelle che vengono adoperate quotidianamente, ad esempio nei detergenti o nelle vernici, e quelle presenti in articoli come gli abiti o i mobili.

Sono coinvolti negli obblighi REACH i produttori e importatori di sostanze in quantitativi pari o superiori a 1 tonnellata/anno, gli utilizzatori a valle di sostanze nonché produttori e importatori di articoli che operano nello Spazio Economico Europeo, SEE (Unione Europea + Islanda, Liechtenstein e Norvegia).

L’Autorità competente a livello nazionale per il REACH è il Ministero della Salute, che opera con il Ministero della Transizione Ecologica, il Ministero dello Sviluppo Economico e il Dipartimento per le Politiche Comunitarie della Presidenza del Consiglio dei Ministri, coordinandosi anche con le Regioni e le Province Autonome.



Il limite che non permette alle aziende sostenibili di espandersi a livello mondiale è il prezzo più alto rispetto alla media.

In realtà non è la sostenibilità a costare tanto ma è il luogo dove avviene la produzione. In Italia il costo del lavoro e dei materiali è ovviamente molto più alto.

La soluzione per riuscire ad acquistare questi prodotti è – lo ribadisco – investire più sulla qualità che sulla quantità comprando meno capi.

Quelli a basso costo hanno sicuramente inquinato e sfruttato risorse, persone del Terzo Mondo e animali.


Facciamo tutti parte dello stesso ecosistema.


Scegliere brand sostenibili significa scegliere un valore, più che un prodotto e credere in un progetto che salvaguardi noi e tutto ciò che ci circonda.




Entrare a far parte del cambiamento di cui il mondo ha ormai assoluto bisogno.

Per riuscire in questo ti invito a leggere tutti i consigli elencati in Cambio d’abito 1 e ti ricordo brevemente:

- pensa e informati prima di acquistare (anche sul packaging). Se le informazioni non ci sono questo non è un buon segno;

- ricordati che dietro ad una maglia o un pantalone a 5 o 10 € c’è la fast fashion, condizioni di lavoro atroci, sfruttamento ambientale e animale e inquinamento;

- elimina le iscrizioni a tutte le newsletter di brand che sostengono la fast fashion e che promuovono la moda non sostenibile;

- diffondi le informazioni e le tue scelte.





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