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  • vulcanomarino

IL GIGANTE BUONO

Aggiornamento: 31 ago 2022

L'esempio di una bella famiglia



Riprendendo un pò il discorso della vita interiore, della sensibilità e delle capacità cognitive e comunicative fatto in Uguaglianze (vedi) - attingendo dal bel libro "Al di là delle parole" di Carl Safina - che tratta nello specifico di Elefanti, Lupi e Orche marine, VivereV comincerà proprio da questo splendido ed unico animale che è l'Elefante.


La simbologia di questo magnifico animale è estremamente ricca e profonda ed è sempre stata positiva nel tempo e nelle varie culture, fino ai giorni nostri.


Saggezza, nobiltà, fedeltà, pazienza, devozione, sensibilità.

Da sempre apprezzato per la sua intelligenza, ha un grande senso della famiglia e della solidarietà.

Ma ci indica anche determinazione, temperanza ed è il potente simbolo della Creazione.

Per alcune culture rappresenta anche la fertilità, la sessualità e colui che porta la pioggia.


Nel Buddismo un elefante bianco annunciò la nascita di Buddha e per gli indiani indica stabilità e immutabilità del macrocosmo.


Nell’antica Cina l’elefante era il simbolo della forza, della potenza e della sapienza ed era un animale di culto. La mitologia elogiava la purezza di questo animale.


Fu rappresentato in molte monete di Alessandro Magno e di Giulio Cesare in quanto in virtù della sua intelligenza divenne l’attributo del dio Mercurio.


La sua longevità ne ha fatto l’emblema del superamento della morte.


Nel Paradiso del Cristianesimo compare molto spesso e nell’allegoria cristiana ha simboleggiato la Chiesa e Cristo che sconfiggevano il demonio (nell’iconografia spesso rappresentato come serpente o drago).


Come detto, ha un significato positivo in tutto il mondo, e viene considerato simbolo di portafortuna: con la proboscide alzata sembra sia indice di prosperità e benedizione.


Il Dio indù Ganesha, infatti, è raffigurato come un uomo obeso con la testa da elefante ed è considerato il Dio della fortuna, del successo e della saggezza.



Sebbene abbia una grande forza fisica, è in grado di saperla dosare per non nuocere al prossimo - e lo vedremo a breve - ma nonostante la sua grandezza però è tenero, simpatico e, come detto, intelligente.


Infatti gli studi e le osservazioni prolungati su questi animali hanno dimostrato come la loro intelligenza sia una forma di saggezza: percepiscono le cose e sanno cosa fare.


La loro struttura è matriarcale: la femmina più anziana - la matriarca - è colei che possiede la storia della memoria e della conoscenza del branco. E’ lei che prende tutte le decisioni, fa da coesione e da protettrice della famiglia e la sua personalità dà l’impronta a tutta la famiglia.


Gli elefanti stabiliscono legami sociali profondi.


Comprendono molto bene la cooperazione e la solidarietà.

E ti faccio un esempio: una elefantessa venne colpita da una lancia. Dopo che arrivarono i soccorsi con un veterinario, venne trovata con un’altra elefantessa accanto…senza più la lancia. Si pensò che fosse caduta da sola ma, dopo che il veterinario la colpì con il dardo per somministrarle antibiotici e analgesici, l’amica intervenne nuovamente e lo estrasse per aiutarla da quello che significava un attacco…

Un altro elefante fu visto dai ricercatori prendere del cibo e infilarlo in bocca ad un altro ferito alla proboscide.

Dimostrano empatia e si aiutano l’un l’altro, ma non solo: aiutano anche noi umani.



Ti ricordi il libro Nata libera in cui si parla della leonessa Elsa?

Ebbene VivereV ti aiuta a rammentare questo episodio:

George Adamson, che la allevò, conosceva una donna anziana quasi cieca che - essendosi allontanata quando ormai stava sopravvenendo la notte - si stese sotto un albero. Nel mezzo della notte si svegliò con un elefante vicino che, con la proboscide, la annusava. Lei si spaventò ma sopraggiunsero altri elefanti e tutti si misero intorno a lei.

Cominciarono a spezzare dei rami e con questi la coprirono. Non si sa se gli animali la ritennero morta ed abbiano tentato di seppellirla (e già questo è un atteggiamento considerevole) oppure nutrissero empatia e volessero così proteggerla da attacchi di predatori (e questo non sarebbe meno considerevole).


Hanno una grande capacità di riconoscimento di ogni individuo, superiore anche a quella dei primati.

Sono intelligenti, hanno spirito di imitazione, rispetto per i loro antenati, giocherelloni, estroversi, nutrono compassione e sono consapevoli di sé.


Hanno una straordinaria tolleranza verso i propri simili.


Nei momenti di pericolo e di necessità rimangono molto stretti ai loro vincoli familiari.


E' molto raro che cerchino di imporre il proprio dominio.


“Il grande capolavoro della natura, l’elefante, unica grande creatura inoffensiva, gigante tra le bestie…nemico di nessuno, nemici non sospetta” John Donne 1612

Sanno riconoscere perfettamente ogni voce anche dei componenti di altre famiglie.


Ci sono famiglie che si mettono al seguito di altre perché condotte da matriarche più anziane, quindi depositarie di maggiore conoscenza.



Il senso e la consapevolezza della morte per questi animali è straordinario e commovente.


Quando muore una matriarca le conseguenze psicologiche che vive la famiglia sono devastanti: alle volte le famiglie si smembrano.

Essendo animali con legami di assistenza straordinariamente forti e stretti con i propri piccoli, quando un elefantino resta orfano vive una grande sofferenza al punto che se è sotto i due anni muore subito e quelli sotto i dieci anni saranno destinati a morire comunque giovani.



Coloro che sopravvivono dopo la morte della matriarca si portano ricordi traumatici diventando paurosi e aggressivi, il che non è della loro natura.


Davanti ai resti di un compagno morto - a volte anche davanti a quelli di un essere umano - reagiscono stando in silenzio. Nessun suono: solo il loro respiro, nessun movimento: solo estendono la proboscide toccandolo delicatamente.

A volte lo coprono con erbe e terra, unici animali, oltre l’uomo, e sembrano realizzare una sorta di sepoltura. Questo a volte è stato fatto anche con esseri umani.



Ci fu un caso in cui un elefante, ucciso dopo un battuta di caccia, fu trovato ore dopo non solo coperto di terra e foglie ma anche con la ferita chiusa con del fango, dunque come un tentativo di "aiuto medico" per aiutarlo.

Al fianco di un’elefantessa morente un’altra cercò di risollevarla restando con lei la notte. Il giorno dopo un’altra sopravvenuta iniziò a cullare il corpo. Il terzo giorno fu vegliata dai membri della sua famiglia ma anche da quelli di un’altra. E così i giorni successivi. Ad una settimana di distanza fecero ritorno soffermandosi ancora un po’ di tempo.


Il corso della loro vita può essere alterato dalla morte di un membro della famiglia in modo permanente proprio come per noi umani.


“Quando due o più animali hanno condiviso una vita, il dolore è conseguenza dell’amore perduto” Barbara J. King 

Dame Daphne Sheldrick - autrice, ambientalista ed esperta di zootecnia, in particolare di allevamento e reinserimento degli elefanti orfani in natura - ha per più di cinquant’anni avuto esperienza appunto nell’allevamento di elefanti rimasti orfani e disse: "Un elefante può morire di dolore perchè è ciò che ha visto verificarsi più volte durante questa sua esperienza.


Dal punto di vista emotivo sono identici a noi:

- hanno in loro il sentimento del lutto;

- portano i loro piccoli malati o morti sulle zanne;

- provano i sentimento di dolore e tristezza;

- permettono ai più giovani di esplorare e fare le loro esperienze per apprendere (spesso noi umani non siamo capaci di farlo con i nostri figli iperproteggendoli ed intervendo in ogni situazione);

- hanno comportamenti ed espressioni nel gioco molto varie e sorprendenti ed espressioni facciali ben leggibili.


Gli elefanti sono molto sottili nella loro comunicazione che si esprime in vari modi: sbuffi, grugniti, grida, ringhi, stridii ma anche con movimenti, espressioni facciali o sventolando le orecchie.

Joyce Poole è una ricercatrice di elefanti con base nel Gorongosa National Park in Mozambico.

Il suo corpo di ricerca ha portato a scoperte sulla loro vita sociale e sessuale e sulle loro capacità comunicative e cognitive. Li ha studiati a lungo, formulando descrizioni molto dettagliate delle loro varie forme di comunicazione, traducendone il significato legato alle cerimonie di saluto, a quelle per consolidare i legami, quando devono attaccare un predatore o durante il periodo dell’accoppiamento.


Le loro interazioni mostrano che capiscono ciò che si stanno dicendo.

Riescono a rilevare i richiami di angoscia a grandi distanze, comprendendo coscientemente quando un loro compagno viene ucciso.

Possono addolorarsi anche per una perdita umana che loro conoscono e capire anche a 12 ore di marcia quando un uomo è morto. Come facciano ancora non lo si sa.


I più anziani riescono a ricordare la loro esperienza di orfani, capire cosa sta accadendo ai nuovi arrivati e questo significa che nella loro memoria è impressa la loro storia sapendo di averla vissuta.


Anche quando non hanno un atteggiamento ricettivo e non permettono la monta, le femmine gradiscono comunque le attenzioni dei maschi, proprio come noi donne, e assumono quindi pose seduttive. Riescono a simulare il proprio stato sessuale perché gradiscono attenzioni e questo implica pensiero.


I loro legami sono profondi così come la loro individualità. Giorno dopo giorno rinforzano sempre più le loro relazioni.



Sempre Daphne Sheldrick ha osservato che - quando sta arrivando un nuovo gruppo di orfani - gli adulti arrivano dalla boscaglia per incontrarli. Noi la chiameremmo forse telepatia e, comunque, è un atteggiamento di accoglienza e solidarietà.



Episodi straordinari:

un’elefantessa che nutre un’altra che non può più usare la proboscide, una che cerca di nutrirne una che è morta, più tutti quelli già descritti sopra: questi gesti dimostrano che, come noi, sono consapevoli delle loro relazioni.


Negli anni '80 ad Amboseli furono attirati degli elefanti con del cibo per usarli come attrazione per i turisti. Il rovistare degli elefanti cominciò a danneggiare alberi e accampamento, così le persone cominciarono ad avere paura lanciando oggetti contro di loro e cercando di spaventarli o colpendoli con bastonate.

Ne sarebbe bastato uno solo di loro per uccidere come niente un uomo così minaccioso nei loro confronti, eppure hanno sempre evitato di fare del male alle persone.

O come una volta un’elefantessa perse la pazienza - sempre seguito dello sconsiderato e sciocco comportamento di una turista - e cominciò a caricarla, la quale scappando cadde. Anche in questo caso avrebbe potuto ucciderla in un attimo eppure a distanza di 2 metri si fermò di colpo semplicemente dominandola dall’alto, poi indietreggiò, si voltò e se ne tornò nel suo gruppo: "Io ti ho avvertita: lasciaci in pace!"


Ma perché si trattengono? Come noi non siamo in grado a volte di comprendere il motivo della gentilezza di una persona, allo stesso modo non siamo capaci di comprendere la loro pazienza. Sembra che evitino il combattimento ma abbiano abilità sociali tali per semplicemente imporsi ed affermare la propria dominanza.


 “…sono qui da prima di noi, sono le nostre fondamenta. Prendono solo ciò di cui hanno bisogno. Sono compatibili con la vita circostante: sotto il loro controllo il mondo durava (…) Noi abbiamo preso gran parte di quello di cui hanno bisogno, smorzando la loro fiamma…” da "Al di là delle parole" di Carl Safina

Eppure, fin dall'inizio del '900, migliaia e migliaia di questi meravigliosi animali, così dotati di sentimenti complessi ed evoluti, sono stati uccisi solo per le loro zanne. E purtroppo questo continua ancora senza sosta. I bracconieri non si fermano penetrando nelle riserve dove i pochi superstiti ancora sopravvivono, ormai smembrati come famiglie e strutture sociali, con le sofferenze e le conseguenze che abbiamo visto.



Rifiutati di comprare qualsivoglia oggetto d'avorio!

Finchè ce n'è richiesta tutto questo non si ferma.


 “Questo è un animale in qualche modo consapevole del fatto che gli sta accadendo qualcosa di terribile, una creatura profondamente senziente che sa davvero del genocidio in atto”  Richard Ruggiero - Biologo

Più che preservati questi animali vanno lasciati in pace...sono capaci - meglio di noi - di saper vivere.

Ammiriamoli nella loro magnificenza ed impariamo da loro!



Ti consiglio caldamente la lettura di "Al di là delle parole" di Carl Safina. Potrai approfondire molto di più vita, relazioni, comportamenti, ecc. di quanto possa averti accennato io. Vedrai che ti sorprenderà, c'è molto da conoscere: è un mondo molto più ampio di quanto sappiamo o immaginiamo!!!





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