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  • vulcanomarino

IL VASO DI PANDORA

Aggiornamento: 1 set 2022

L'altra faccia della medaglia



Nel nostro uso comune, quando usiamo l'espressione "Vaso di Pandora", intendiamo riferirci all'improvvisa scoperta di eventi negativi rimasti sconosciuti e nascosti per molto tempo e che, una volta manifestatisi, non è più possibile ignorare e nascondere nuovamente.


Il Vaso di Pandora (o più frequentemente rappresentato con uno scrigno) è un simbolo mitologico che identifica il contenitore di tutti i mali che l’uomo può compiere o subire nella sua vita.


Simbolicamente l’apertura del Vaso di Pandora si riferisce al momento in cui l’uomo riconosce il male, con la conseguente perdita dell’innocenza, che lo porterà poi ad assumersi le responsabilità di ogni sua scelta.

Un altro significato simbolico di questo mito è la dualità:

Pandora fu plasmata da Efesto, il Dio del Fuoco, e in lei furono trasferite gran parte delle virtù degli Dei.

Queste virtù sono le parti che lei mostra agli uomini attraverso il suo aspetto e le sue conoscenze, ma Zeus dà in custodia ad Epimeteo - suo sposo - un vaso che contiene anche tutti i lati oscuri che derivano dalle virtù.

Quindi lati oscuri e virtù fanno parte della stessa medaglia ma, mentre le virtù sono sempre mostrate, i lati oscuri vengono di norma ben celati agli altri e spesso anche a noi stessi in primis, anzi molto spesso l’uomo li ignora (più o meno volutamente) fino a quando non vi si imbatte.


La storia di Pandora appartiene alla mitologia greca ed è collegata ad un altro mito: quello di Prometeo, il Titano che osò sfidare Zeus rubando il fuoco per donarlo agli uomini.


Oggi VivereV ti parlerà di queste narrazioni della mitologia greca e dei loro significati.


Il mito

Prometeo, il Fuoco e il Vaso di Pandora


Ce ne parla Esiodo nelle sue opere “Teogonia” e “Le opere e i giorni“, risalenti all’VIII secolo avanti Cristo circa.

Prometeo era figlio del Titano Giapeto e della ninfa oceanina Climene e aveva cinque coppie di fratelli gemelli, tra cui Epimeteo. Nella mitologia greca Epimeteo rappresentava colui che riflette in ritardo e Prometeo colui che riflette prima. Difatti, mentre il primo è l'emblema dell’essere avventati di fronte all’agire, il secondo - all’opposto - corrisponde al buonsenso di riflettere prima di decidere.

Zeus lo incaricò di forgiare l'uomo e lui lo fece modellando il fango e dandogli vita con il Fuoco.

Prometeo fu sempre amico dell'uomo e del progresso e lo dimostrò in varie occasioni.

Insieme al fratello Epimeteo ricevette da Atena (Dea della Sapienza, delle Arti e della Strategia in battaglia) e dagli altri Dei un certo numero di "qualità" da distribuire agli esseri viventi.

Epimiteo eseguì questo compito - secondo la sua natura - in modo un pò casuale e senza riflettere bene prima, tanto che non ne rimasero più da dispensare al genere umano.

Così Prometeo rubò ad Atena uno scrigno che conteneva intelligenza e memoria e lo donò all'uomo.

Zeus però considerava questi doni troppo pericolosi per il genere umano perchè lo avrebbe portato ad avere maggior potere e capacità e non approvava la propensione che Prometeo aveva verso di esso.

Erano ancora i tempi in cui gli uomini erano ammessi alla presenza degli Dei e, in un momento di convivialità, Zeus lo incaricò di spartire un bue: metà per sè e gli altri Dei e metà per gli uomini. Di nuovo Prometeo venne in aiuto agli umani riservando loro i pezzi di carne migliori - nascondendoli sotto la pelle dell'animale - e mettendo le ossa in uno strato di grasso lucido. Invitò quindi Zeus a scegliere e lui optò per la parte luccicante. Scoprendo il raggiro Zeus lanciò una maledizione sugli uomini e tolse loro il Fuoco.


E fu così che Prometeo rubò con l’inganno il Fuoco a Zeus per donarlo nuovamente agli uomini, affinchè potessero essere più coscienti ed indipendenti dagli Dei che capricciosamente li tirannavano.



Questa azione essendo collocata agli albori dell'umanità rappresenta l'origine della condizione esistenziale umana.


Zeus allora lo punì incatenandolo alla vetta più alta ed esposta alle intemperie nel Caucaso, ordinò che gli venisse conficcata una colonna nel corpo e mandò un’aquila a squarciargli il petto e a divorargli giornalmete il fegato, che ogni notte ricresceva per continuare ad essere nuovamente divorato il giorno successivo.

E’ una punizione ciclica e infinita, tipica della letteratura mitologica ellenica, un castigo senza fine e senza soluzione.

Fu solo dopo molto tempo che - liberato da Eracle (un eroe semidio) - tornò sul monte Olimpo, ma dovette portare sulla schiena la roccia a cui era stato legato per il resto dell'eternità.



Ma Zeus volle punire anche gli uomini e lo fece in un modo più sottile.

Diede ad Efesto (Dio del Fuoco, delle Fucine, dell'Ingegneria, della Metallurgia e della Scultura) l'incarico di plasmare una bellissima ragazza: Pandora (che significa tutti i doni) - la prima donna mortale - e agli altri Dei di insegnarle e infonderle ogni sorta di virtù.

Pandora ricevette da Afrodite (Dea della Bellezza e dell'Amore) la bellezza; da Era (Dea del Matrimonio, della Fedeltà Coniugale e del Parto) le arti manuali; da Apollo (Dio della Poesia, della Musica, delle Arti Mediche, delle Scienze, dell'Intelletto e della Profezia) il dono della musica; da Ermes (Dio dei Commerci, dei Viaggi, dei Confini, dei Ladri, dell'Eloquenza e delle Discipline Atletiche) astuzia e curiosità (che da allora sarà legata indissolubilmente al genere femminile) e da Atena le vesti e il soffio vitale.

Fino a quando fu il turno di Zeus che le diede il dono più fatale: il Vaso, con l’ordine di custodirlo solamente e di non aprirlo mai.

Il Vaso avrebbe dovuto contenere grano mentre invece all’interno di esso c’erano tutti i mali che affliggono l’uomo, rimasti fino a quel momento separati da lui.

Da buon stratega qual’era, era sicuro che la bella Pandora sarebbe stata vittima della curiosità che Ermes le aveva infuso e che avrebbe aperto il Vaso contagiando inconsapevolmente il mondo con tutti i mali.

Ecco la sua vendetta nei confronti dell’uomo.


Successivamente Ermes venne incaricato da Zeus di condurla da Epimeteo insieme al dono del Vaso ed egli - addolorato per la sorte del fratello - cadde nella trappola, si lasciò sedurre, ignorando le raccomandazioni del fratello di non accettare nessun regalo dagli Dei, e la sposò. Si accorgerà poi dell’inganno quando sarà troppo tardi.



Per un po’ di tempo vissero felici ma in Pandora cresceva sempre di più il desiderio di sapere cosa ci fosse all’interno del vaso e, disubbidendo ad Epimeteo e avendo appunto ricevuto da Ermes il dono della curiosità, non resistette e lo aprì, liberando così tutti i mali nel mondo (vecchiaia, malattia, dolore, fatica, morte, gelosia, odio, menzogna, avidità, accidia, pazzia, vizio, ecc.).



Prima di questo momento l'uomo aveva vissuto libero da mali, fatiche o preoccupazioni ed era, come gli dei, immortale.

Dopo l'apertura del Vaso il mondo divenne un luogo desolato ed inospitale e l’uomo – non più eterno - iniziò a soffrire la sua condizione terrena.

Aprendo il vaso, Pandora condannò l'umanità a una vita di sofferenze, realizzando così la punizione di Zeus.

Ma, prima che Pandora richiudesse il vaso, sul fondo era rimasta soltanto la Speranza che non riuscì a liberarsi prima che lei lo richiudesse. Finché lo aprì nuovamente per farla uscire e la Speranza alleviò le lacrime e la sofferenza dei mali e il mondo riprese a vivere.

Ecco perché “la speranza è l’ultima a morire”…

Con il mito del vaso di Pandora la teodicea greca assegna alla curiosità femminile la responsabilità di aver reso dolorosa la vita dell'uomo.


La simbologia di Prometeo e Pandora


Inevitabile trovare un parellelismo con quanto narrato nella Bibbia: l'avversità degli Dei a che gli uomini divenissero come loro e che possedessero la conoscenza. Una volta conquistatala ecco arrivare la stessa punizione: dolore, sofferenza e mortalità.

In ogni religione vediamo gli Dei punire l’uomo per il suo desiderio di conoscere.

Prometeo è colui che, portando sulla terra il fuoco divino (cioè l’intelligenza e la coscienza), dotò l’uomo di ragione e di mente.

Il suo personaggio è spesso legato alla visione di Dio nel cristianesimo perché anche lui creò l'uomo dall'argilla.

E' uno dei personaggi greci più notevoli e la sua esistenza è legata a molte storie importanti che circondano l'origine umana e la sua coscienza, diventando il simbolo della conoscenza e dell'intelligenza.

E' la personificazione del desiderio di conoscenza insita nell'uomo che si ribella alle regole divine e sfida autorità ed imposizioni e metafora del pensiero sciolto da vincoli di miti e falsificazioni ideologiche. Ma anche simbolo del superamento degli ostacoli e dell'intelligenza messa a servizio di un bene più grande.


Nella Teogonia di Esiodo Prometeo incarna il sentimento della hybris, cioè della tracotanza, della sfida alla divinità. Però, non rivendica a Zeus un potere, non mette mai in discussione l’ordine gerarchico da lui costituito, semplicemente rivendica la sua indipendenza di pensiero e di giudizio.

L’azione di Prometeo favorevole all'uomo, in contrasto con quella di Zeus, è all’origine della condizione esistenziale umana, destinata continuamente al perenne alternarsi di gioia e tormento, progresso e caduta.

Quello di Prometeo è quindi anche il mito dell’uscita dallo stato di natura e delle origini della civiltà e del progresso.


Esiodo, attraverso il mito di Pandora, ci dice che anche la speranza è un male, se pur di tipo particolare e distinto dagli altri racchiusi nel vaso. Lo è nella misura in cui per noi diventa motivo di perdita della realtà e di creazione di false illusioni.

Ma l'altra faccia della medaglia - quella positiva di questo "sentimento" - è quella che ci induce ad attenderci qualcosa di meglio e ad agire per conquistarlo.

Anche in questo caso troviamo un parallelismo con la Bibbia: fu la prima donna plasmata dagli Dei, esattamente come Eva.

Eva, mordendo la mela, diede vita al male e, analogamente, Pandora aprendo il contenitore, lo liberò sulla terra venendo anch'essa considerata l’origine di tutti i mali.

Mentre l’Albero della Conoscenza del Bene e del Male potrebbe essere paragonato al Vaso.


Il mito contiene, inoltre, diverse altre simbologie. Ad esempio:


- Il Fuoco: simbolo della conoscenza.

Attraverso il fuoco l’uomo può plasmare la materia e modificarne le proprietà. Il fuoco nel buio illumina la via da seguire, così come la conoscenza illumina il persorso umano. È l'energia maschile che mette in moto la volontà dell’essere umano.

- Il Vaso: simbolo della parte occulta. Pandora rimane vittima della conoscenza del contenuto del Vaso e perde la sua innocenza, ma questa perdita lascia sempre posto alla conoscenza, se non vogliamo farci sopraffare dal lato oscuro. E'ciò che spesso accade quando si scoprono gli aspetti nascosti delle cose.

Il Vaso, in quanto contenitore di mali celati, rappresenta il nostro inconscio e quello che dentro di esso si trova. Una volta aperta la nostra porta interiore anche i nostri mali si liberano e, invece che esserne vittime o soccombere ad essi, possiamo affrontarli.

- Zeus: simbolo del potere sugli uomini. Agisce contro di essi per privarli della Conoscenza e tenerli in una condizione subalterna di ignoranza e sofferenza. Facendo plasmare Pandora e donandola a Epimeteo, "cieco" a livello di consapevolezza, agisce per far ricadere la colpa della propagazione dei mali sugli uomini stessi.

- L'Uomo e la Donna: anche in questo mito - così come nella cultura cristiana - vivevano immortali e liberi da dolori e sofferenze. Il desiderio della conoscenza cambierà la loro condizione così come succede nella nostra vita.


"Esiste un solo bene: la conoscenza, ed un solo male: l'ignoranza." Socrate

Per conoscere bisogna avere il coraggio di guardare in faccia noi stessi e il mistero dell'esistenza con tutto quello che contengono: gioie e dolori, miserie e splendori.

Conoscere significa spesso soffrire perchè si scoprono i lati oscuri, i demoni, le incapacità, le impotenze, i limiti e le fragilità.

Ma non bisogna rifuggire nè la spinta a conoscere nè la sofferenza che ne può derivare. Solo prendendo in mano ciò che scopriamo (come il Vaso) ed osservandolo, questa sofferenza - non solo avrà senso -, ma diventerà benefica perchè strumento di crescita e di illuminazione e ci donerà la capacità di scelta. (Molto riduttivamente: non tutti i mali vengono per nuocere...).


"Quanto più a fondo ti scava il dolore, tanta più gioia potrai contenere." Khalil Gibran

L'altra faccia della medaglia.


VivereV ti rimanda alla prossima, sperando che la narrazione di questo mito e dei suoi significati ti sia piaciuto e soprattutto ti possa essere utile.





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